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L'uomo comincia a personalizzare esteticamente gli strumenti in suo possesso, dotandoli di caratteri che li rendono unici, e che "apparentemente" sembrano non avere nessuna relazione con la loro reale funzione. In apparenza, poiché gli elementi decorativi rappresentano, per il proprietario, il ricordo di un avvenimento straordinario, ora fissato in un oggetto fisico, l'"artefatto potenziale".

Lo strumento non è solo tramite di una funzione elaborata nella mente, ma è anche custode di un "accaduto" e detentore della forza che sviluppò l'evento stesso. Tale incredibile caratteristica elaborata dall'uomo servirà allo stesso per esorcizzare la natura [sempre più distante], nel tentativo di canalizzare la brutalità che la caratterizza, in un artefatto dotato di senso, poiché estensione mentale dell'uomo.

In questa fase dell'evoluzione l'uomo, col linguaggio, "etichetta" la realtà fisica, sviluppando un filtro parallelo codificato, che può interpretare, archiviare e modificare, mentre con la produzione d'artefatti potenziati interiorizza la sua capacità d'osservazione, elaborando un "territorio" mentale intimo che fagocita gli avvenimenti privi di senso, esaminati nel mondo reale [per l'osservatore, in quell'istante].

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